Un nuovo amore per l'amicizia di Dio
in un dialogo tra compagni
Due testi recenti sono apparsi, in forma di articoli, sul tema dell'amicizia spirituale che lega e impegna cristiani e musulmani all'incontro come compagni per via. Li riproponiamo insieme, come una finestra a due ante, aperta su un orizzonte comune...
Il primo è un'acuta e profonda riflessione dell'amico imam Yahya Pallavicini, vice-presidente della Co.re.is. italiana, sul vero senso dell'amicizia e del dialogo tra cristiani e musulmani, fonte di "conforto prezioso tra compagni":
"Ricordo ancora il mio primo incontro in Vaticano con papa Francesco [...] Si rivolse a noi musulmani chiamandoci amici. Da quel giorno il dialogo tra cristiani e musulmani è cambiato nella direzione di questa amicizia. Ma cos'è questa amicizia? Cos'è il dialogo tra cristiani e musulmani? Cos'è l'amicizia e il dialogo in tempi dove, da un lato, assistiamo a molte dittature e violenze e, dall'altro lato, assistiamo alla moda del dialogo e dell'amicizia, parole che vengono così inflazionate da aver quasi perso il loro senso profondo. Cos'è l'amicizia e il dialogo con un cristiano, per un musulmano? [...] Il dialogo tra un cristiano e un musulmano non è un monologo e non è una chiacchierata. Il modo di dialogare tra un amico cristiano e un amico musulmano non può prevedere rivalsa, rancore, rivendicazione, rappresaglia, ma rispetto, disponibilità all'ascolto, sete di conoscenza del mistero di Dio. La finalità del dialogo deve essere la scoperta di un nuovo amore per l'amicizia di Dio e per la fraterna ricerca della Verità..." leggi tutto
da: Yahya Pallavicini,
"Quale via senza compagni?",
in Confronti – Dossier "Minareti e dialogo" (2014), pp. 42-44
Il secondo è una storia di fantasia, scritta da fr. Matteo Nicolini-Zani, monaco di Bose e coordinatore del DIM italiano, che narra di un'amicizia spirituale tra un monaco cristiano e un maestro sufi, un racconto epistolare che assembla in maniera originale parole e dati storici veritieri, trasmessi dalle fonti letterarie, specificamente il Kitab al-futuwwa e altre pagine del maestro sufi al-Sulami (937-1021), in dialogo con la spiritualità cristiana:
"La storia inizia nella grande biblioteca, ereditata dal nonno dopo la sua morte nel 980, della casa del 'servo del Misericordioso' Abu 'Abd al-Rahman al-Sulami a Nishapur, nella regione persiana del Khorasan, nel nord-est dell'attuale Irān al confine con l'Afghanistan. Siamo in un anno imprecisato tra gli ultimi del primo millennio [...] Nella sua biblioteca lo shaykh sta scrivendo un biglietto al caro amico d'infanzia 'Abdisho', nome che gli era stato dato al momento della tonsura monastica e che significa 'servo di Gesù' in siriaco, la lingua usata dai cristiani di queste zone nelle loro liturgie. 'Abdisho' era infatti divenuto monaco cristiano nel Dayr Mar Sehyon (Monastero della Santa Sion) nella vicina città di Tus, sulla via per Merw, la porta dell'Asia. Il biglietto che lo shaykh sta scrivendo non è il primo indirizzato all'amico cristiano. Una lunga corrispondenza legava i due amici che erano stati giovani insieme a Nishapur..." leggi tutto