Il dialogo è un segno d’amore.
Riflessioni sul dialogo monastico-sciita
Intervista di Cristina Uguccioni a Muhammad Ali Shomali e Guido Dotti
"Il dialogo non è solo uno strumento, è un fine per persone che credono in Dio, è un segno d’amore per Lui, per tutti i Suoi figli e per l’eredità ricevuta da Abramo. Nella nostra epoca, segnata da tensioni e contrapposizioni, il legame che ci unisce offre alle persone una buona notizia: si può appartenere a religioni diverse ed essere fratelli, rispettarsi e volersi bene. In un mondo secolarizzato, che giudica irrilevante la fede e non ne ha stima, io apprezzo il profondo senso di amore verso Dio dei monaci, comprendo di avere molto in comune con loro: per tutti noi una vita senza Dio, senza amore e misericordia verso il prossimo, è vuota, vana ..."
Così Muhammad Ali Shomali, teologo sciita iraniano, si esprime in una recente intervista – che invitiamo a leggere – rilasciata insieme a fr. Guido Dotti, monaco di Bose, a Vatican Insider, in cui vengono ripercorse le tappe e i punti salienti del dialogo monastico-sciita iniziato nel 2003 e sostenuto dal DIM. Dopo i passati incontri tenutisi in Gran Bretagna, Iran (Qom) e Italia (Roma e Assisi), il prossimo incontro in programma si terrà nuovamente a Qom, in Iran, dal 9 al 15 maggio 2016.