"Si deve sempre rispetto alle religioni altrui.
Agendo in questo modo si esalta la propria religione e non si fa offesa alle altre"

Editto XII 
del re indiano Ash
oka 
(III secolo a.C.)

 

Presentazione del DIM

di Cipriano Carini, osb


 

Introduzione

 

         Anche nei libri di storia civile troviamo citato san Benedetto e il monachesimo benedettino per l'influsso che ha avuto nel tramandare la cultura greco-romana fino ai nostri giorni o per le bonifiche agricole svolte in tutta Europa. Non per niente papa Benedetto XVI nel discorso tenuto a Parigi nell'incontro con il mondo della cultura francese il 12 settembre 2008 diceva: "Vorrei parlarvi stasera delle origini della teologia occidentale e delle radici della cultura europea ... legata alla cultura monastica", vista nella sua essenzialità del quaerere Deum.

         Oggi penso che l'incentivo più grande che possiamo avere per essere lievito nella chiesa e nella società è il dedicarci al dialogo interreligioso. Siamo messi a confronto con altri monachesimi, alcuni più vecchi del nostro, e nonostante le diversità ci troviamo concordi nel ritrovare in essi quelle persone che per dono di Dio hanno una sensibilità spirituale eccezionale e vogliono rispondere ai grandi interrogativi della vita, cercando Dio. In mezzo a tutti i problemi della storia entro cui camminiamo, noi siamo quelli che si interessano di cercare Dio.

         Il dialogo è presente oggi in tutti gli aspetti della vita: politico, economico, scientifico, sociale e sta crescendo in tutto il mondo, creando la mentalità della comunione per rispondere ai vari problemi dell'umanità non più circoscritti in una regione o nazione. Inoltre diventiamo sempre più coscienti che il bene si costruisce con il dialogo, non con la prepotente violenza del più forte.

         Anche nel cristianesimo è in crescita il dialogo al suo interno; basta pensare a tutte le organizzazioni nate dopo il concilio Vaticano II che riuniscono vescovi, religiosi, sacerdoti nei vari aspetti della vita: consiglio episcopale, presbiterale, pastorale, CISM, USMI e CIM (Conferenza italiana monastica). Nella chiesa cattolica, anche se in mezzo a difficoltà, cresce il dialogo tra i vari credenti nell'unico Salvatore, e nello stesso tempo si apre sempre più il cuore e la mente a coloro che professano altre fedi, o che cercano il senso alla vita senza legami con religioni.

         Si tratta del dialogo interreligioso.

         I documenti della chiesa lo presentano sotto quattro aspetti:

1. Dialogo della vita: le persone si sforzano di vivere in uno spirito di apertura e di cordialità nei confronti del prossimo, condividendo le proprie gioie e i propri dolori, i problemi e le preoccupazioni;

2. Dialogo delle opere: i cristiani e i credenti di altre fedi collaborano per lo sviluppo e la liberazione di tutti i popoli;

3. Dialogo degli scambi teologici: gli specialisti cercano di approfondire la loro comprensione delle rispettive tradizioni religiose e di apprezzare i reciproci valori spirituali, sempre tenendo conto della ricerca della verità ultima;

4. Dialogo dell'esperienza religiosa, nel quale le persone, radicate nelle proprie tradizioni religiose, condividono le ricchezze spirituali, per esempio per quanto riguarda la preghiera o la contemplazione, la fede e i vari modi di cercare Dio o l'Assolto.

         Basta guardare la storia della chiesa per accorgerci dell'importanza in continua crescita del dialogo interreligioso; nel 1964 venne costituito un "Segretariato per i non cristiani", nel 1965 il concilio Vaticano II presenta la dichiarazione Nostra aetate, nel 1984 il Segretariato annuncia il documento Dialogo e missione, il 27 ottobre 1986 si svolge ad Assisi la prima giornata mondiale di preghiera per la pace in unione delle varie religioni del mondo, nel 1991 esce il documento Dialogo e annuncio, nel 1998 il Segretariato per i non cristiani diventa "Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso", e nel 2001 Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Novo millennio ineunte dichiara il dialogo interreligioso come necessità della chiesa.

 

 

Storia del DIM

 

         Noi monaci facciamo parte di quest'ultimo aspetto del dialogo, quello che parte dalle profondità dell'animo, dalla presenza dello Spirito di Dio dentro l'uomo; il DIM ha una storia breve. Quando Pio XII nella sua enciclica Fidei donum (1957) invitava le comunità monastiche a fondare monasteri nelle chiese giovani, diede l'impulso alla nascita di un'associazione appropriata: l'AIM (Aiuto alle fondazioni monastiche, 1960). Furono organizzati vari convegni, specialmente in Estremo Oriente, per sostenere l'attività dell'AIM e nel 1968, a Bangkok, i monaci cristiani si trovarono attorniati da una moltitudine di monaci buddhisti; nacque l'idea di programmare incontri con monaci di altre religioni per imparare a conoscersi e nel 1973 si riunirono a convegno a Bangalore monaci cristiani e monaci buddhisti; in seguito non solo ci si applicò a conoscere il monachesimo buddhista nelle sue varie forme di vita, ma ci si aprì anche al dialogo con il monachesimo indù, con i sufi musulmani, con quelle organizzazioni di vita che seguendo una regola, si dedicano specialmente alla meditazione e alla preghiera.

         L'interesse per il dialogo interreligioso nell'AIM crebbe a tal punto da richiedere di aprire al suo interno una commissione apposita per il dialogo (1977), e venne chiamata DIM (Dialogo interreligioso monastico). Personalità di rilievo si impegnarono sia allo studio che alla condivisione di vita del monachesimo indù e buddhista, basti pensare a Henry Le Saux, Bede Griffits, Cornelius Tholens, Thomas Merton, Jules Monchanin, Hugo Enomiya-Lassalle e molti altri.

         Nel 1994 vi fu un passo decisivo nella vita del DIM; si staccò dall'AIM e divenne autonomo, pur conservando profondi legami con l'Associazione monastica da cui è nato.

         Attualmente si sta svolgendo un ulteriore passo: la nascita di una rivista online, internazionale, multilingue che fornisca un forum per professionisti spirituali e studiosi delle diverse tradizioni religiose per riflettere sul dialogo di esperienza spirituale; si pensa e si spera di poterla iniziare nel 2011; essa conterrà:

1. Meditate testimonianze personali di dialogo interreligioso a livello di esperienza spirituale

2. Articoli sul significato del dialogo di spirituale esperienza che:

         - Esprima che cosa si impara dal dialogo con un'altra tradizione spirituale

         - Indaghi e articoli le basi teologiche per questa forma di dialogo

         - Esplori la sua storia

         - Espanda la spiritualità del dialogo

         - Mostri come il cristianesimo e le altre religioni stanno riscoprendo se stesse attraverso                  l'apertura alla diversità

3. Approfondire gli eventi significativi del dialogo spirituale in tutto il mondo

4. Riportare i documenti ufficiali importanti

5. Presentare la rassegna dei libri significativi e articoli di riviste sull'esperienza spirituale

6. Annotazioni bibliografiche

         Articoli e recensioni verranno registrati nelle principali lingue, con brevi sommari, quando necessario, in inglese e francese. Ogni sforzo sarà fatto per avere importanti articoli nelle diverse lingue.

         Lo staff che sta elaborando la proposta della rivista è composto da p. Pierre de Béthune (attuale curatore del Bollettino internazionale), p. William Skudlarek (segretario generale del DIM-MID), p. Cipriano Carini (coordinatore della commissione italiana), Fabrice Blée (professore alla facoltà di teologia di Ottawa, Canada), Paolo Trianni (professore di teologia al Pontificio ateneo Sant'Anselmo di Roma), Daniel Pont (coordinatore delle commissioni europee). Il comitato si è riunito a Roma nei giorni 19-21 febbraio 2009 e si riunirà di nuovo in novembre a Bruxelles.

         È in composizione un comitato di eruditi e professionisti del dialogo che formerà il consiglio di redazione, comprendente già un centinaio di persone di tutto il mondo.

 

 

Perché dedicarsi al dialogo interreligioso monastico

 

         Per parte mia ritengo che l'impegno per il dialogo interreligioso monastico, e quindi di carattere spirituale, sia la motivazione più valida per rianimare il monachesimo benedettino; come monaci possiamo avere oggi un posto di grande rilievo nella chiesa e nel mondo dedicandoci a questo apostolato. Tanti si dedicano al dialogo, ma non a carattere spirituale; c'è uno spazio nella chiesa per la ricerca interiore e tocca a noi monaci donarla; è la presenza carismatica del monachesimo oggi. Ecco alcuni pensieri a proposito:

 

         1. Ravvivare il nostro "Quaerere Deum" a confronto con altre scuole monastiche, con altre sensibilità di organizzazioni e di persone che cercano risposte alla vita; ci obbliga alla vita spirituale, mettendo tutto il resto in secondo ordine. Noi siamo comunità spirituali: è la prima richiesta del dialogo interreligioso, e questo ci permette di avere rapporto con tutti gli uomini entro i quali vive lo Spirito di Dio. Il nostro è un dialogo profondo e ci richiede di avere profondità nel nostro vivere personale, comunitario, relazionale. Il dialogo spirituale diventa un incentivo nuovo per la vita delle nostre comunità. Anche se non sarà sempre con monaci di altre religioni, ci stimola ad avere vita ed attività spirituale, e ad esaminarci sul nostro vivere attuale, con le tante preoccupazioni e attività che continuiamo a sostenere. "In un mondo desacralizzato e in un'epoca segnata da una preoccupante cultura del vuoto e del "non senso", voi siete chiamati ad annunciare senza compromessi il primato di Dio e ad avanzare proposte di eventuali nuovi percorsi di evangelizzazione. L'impegno di santificazione, personale e comunitaria, che perseguite e la preghiera liturgica che coltivate vi abilitano ad una testimonianza di particolare efficacia" (Discorso del papa al Congresso internazionale degli abati benedettini, 21 settembre 2008). Occorre essere convinti non solo teoricamente del primato della vita spirituale nelle nostre comunità.

 

         2. Come luoghi dello spirito, le nostre comunità diventano ospitali dello spirito. "Per questo i vostri monasteri sono luoghi dove uomini e donne, anche nella nostra epoca, accorrono per cercare Dio e imparare a riconoscere i segni della presenza di Cristo, della sua carità, della sua misericordia. Con umile fiducia non stancatevi di condividere, con quanti si rivolgono alle vostre sollecitudini spirituali, le ricchezze del messaggio evangelico, che si riassume nell'annuncio dell'amore del Padre misericordioso, pronto d abbracciare in Cristo ogni persona. Continuerete così ad offrire il vostro prezioso contributo alla vitalità e alla santificazione del popolo di Dio, secondo il peculiare carisma di san Benedetto da Norcia ... Che dire della celebre ospitalità benedettina ? Essa è una vera e peculiare vocazione, un'esperienza pienamente spirituale, umana e culturale … Una comunità capace di autentica vita fraterna,fervente nella preghiera liturgica, nello studio, nel lavoro, nella disponibilità cordiale al prossimo assetato di Dio, costituisce il migliore impulso per far sorgere nei cuori, specialmente dei giovani, la vocazione monastica e, in generale, un fecondo cammino di fede" (Discorso del papa ai partecipanti al Congresso internazionale degli abati benedettini, 21 settembre 2008). Non ospitalità turistica, economica, ma spirituale. Occorre essere ricchi di spirito per dare la "Parola che salva". Contribuisce l'ambiente di silenzio dei monasteri, la capacità di ascolto, la preghiera viva comunitaria, la testimonianza della fraternità comunitaria, la meditazione contemplativa, la vita semplice e sobria... Il dedicarsi all'ospitalità richiede la collaborazione di tutti, da chi accoglie, a chi ascolta, a chi prepara le refezioni, a chi fa le pulizie, a chi coltiva l'orto, a chi anima la liturgia ... tutti per un motivo spirituale.

 

         3. Dilatato corde è il nome della possibile rivista mondiale di dialogo interreligioso spirituale. Siamo comunità spirituali, aperte ad offrire la vita dello Spirito a tutti coloro che ci accostano, con apertura universale; non chiusi al solo mondo dei cristiani, ma aperti a tutti i credenti di altre religioni, specialmente ai monaci; col cuore aperto verso tutti coloro che cercano il senso della vita. "Pertanto, non mancate di venire incontro con cuore aperto alle attese di quanti, anche se di fuori dell'Europa, esprimono il vivo desiderio della vostra presenza e del vostro apostolato per poter attingere alle ricchezze della spiritualità benedettina" (Discorso del papa al Congresso internazionale degli abati benedettini, 21 settembre 2008).

 

         4. Con attenzione particolare ai giovani. "Voi siete custodi del patrimonio di una spiritualità radicalmente ancorata al Vangelo. Per ducatum evangelii pergamus itinera eius ... È di primaria importanza preparare i giovani ad affrontare il loro avvenire e a misurarsi con le molteplici esigenze della società avendo un costante riferimento con il messaggio evangelico, che è sempre attuale, inesauribile e vivificante. Dedicatevi, pertanto, con rinnovato ardore apostolico ai giovani, che sono il futuro della chiesa e dell'umanità. Per costruire un'Europa "nuova" occorre infatti incominciare dalle nuove generazioni, offrendo loro la possibilità di accostare intimamente le ricchezze spirituali della liturgia, della meditazione, della lectio divina"(Discorso del papa al Congresso internazionale degli abati benedettini, 21 settembre 2008).

 

         5. Formazione della mentalità aperta , alla profondità del cuore. La crisi della formazione ha delle urgenze e non può essere risolta con il solo insegnamento delle materie scolastiche. Anche se pochi, i giovani monaci devono venire aiutati a sentire l'urgenza del dialogo spirituale universale. Non si tratta solo di cultura ma anche di condivisione con altre realtà monastiche, altre spiritualità, specialmente nel campo della preghiera e della meditazione. Penso che occorrerebbe formare i giovani prima di tutto al dialogo nelle comunità, poi alla conoscenza delle altre religioni e spiritualità, all'esperienza di vita monastica di altre religioni, impegnando alla formazione dei linguaggi nuovi della comunicazione: siti web, video, multimedialità, interviste, tv, elaborando prodotti di qualità.

 

 

Il DIM in Italia

 

         In Italia l'interesse per il dialogo interreligioso è stato piuttosto nascosto per tanti anni; fino al 1994 quei monaci stranieri che lavoravano nelle curie delle diverse congregazioni benedettine presenti a Roma si applicavano alla sensibilizzazione dei monasteri; in modo particolare p. Mayeul de Dreuille, procuratore della congregazione sublacense. Essendo oramai vicino alla scadenza del suo servizio, in una riunione della CIM che si teneva a Collevalenza, presentò il problema agli abati e abbadesse presenti, chiedendo di dare l'incarico ad un italiano che proseguisse la sua attività. Mi fu chiesto di accettare, data l'esperienza della organizzazione dei convegni intercongregazionali. Da allora ho proseguito l'attività.

         Con il mio incardinamento nella comunità di San Pietro di Assisi, dove avevo richiesto di essere accolto proprio per proseguire l'impegno del dialogo interreligioso monastico, ritenendo Assisi la capitale del dialogo, specialmente dopo la preghiera di tutte le religioni per la pace, del 1986, richiesta dal papa Giovanni Paolo II, ora la sede del DIM si trova in questo piccolo monastero e comprende: archivio dell'attività svolta in Italia e in Europa, diverse centinaia di volumi sul dialogo usciti in questi ultimi decenni, abbonamento a tutti i periodici di dialogo esistenti in Italia, gestione di un sito. Economicamente tutto si sorregge su parte della mia pensione (con il permesso del padre abate presidente della congregazione cassinese), su offerte e guadagni possibili dai viaggi dialogo organizzati ogni anno. Gli impegni che spettano al coordinatore della commissione riguardano la sensibilizzazione delle comunità monastiche al dialogo interreligioso, l'organizzazione di convegni, la partecipazione agli incontri europei dei responsabili delle varie commissioni, la partecipazione agli incontri della CEI organizzati per gli incaricati diocesani per il dialogo, l'organizzazione di viaggi dialogo per aprire la mentalità ad altre culture e spiritualità...

 

Le richieste che vorrei fare alla CIM sono molteplici:

- che il DIM venga riconosciuto come una delle commissioni operanti della CIM;

- eleggere un mio successore;

- chiedere alle diverse congregazioni di presentare un proprio rappresentante nella commissione italiana DIM;

- Preparare un piano di formazione al dialogo per i giovani monaci.

 

 

Alcuni testi consigliati

 

AA.VV., Il dialogo interreligioso, un impegno prioritario della vita consacrata oggi, 63° convegno dei superiori generali, 26-29 novembre 2003, Tipografia vaticana, Roma 2004, pp. 172.

 

Gianfranco Calabrese, Vita consacrata e dialogo interreligioso, per una reciproca fecondazione, Edb, Bologna 2009, pp. 130, E 12,50.

 

Fabrice Blée, Il deserto dell'alterità, un'esperienza spirituale del dialogo interreligioso, Cittadella, Assisi 2006, pp. 311, E 18,50 (è la storia del DIM).

 

Pierre de Béthune, Per mezzo della fede e dell'ospitalità, Benedettina Editrice, Parma 1998, pp. 100 (è un incitamento al dialogo interreligioso nei monasteri).

 

DIALOGO INTERRELIGIOSO nell'insegnamento della chiesa cattolica dal Concilio Vaticano II a Giovanni Paolo II (1963-2005), a cura di Francesco Gioia, Libreria Editrice Vaticana, Roma 2006, pp. 1763, E 78,00.

 

Cipriano Carini, osb

 

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