"Si deve sempre rispetto alle religioni altrui.
Agendo in questo modo si esalta la propria religione e non si fa offesa alle altre"

Editto XII 
del re indiano Ash
oka 
(III secolo a.C.)

 

Partecipazione agli insegnamenti
del Dalai Lama

"La via della
felicità interiore"


Milano,
27-28 ottobre 2012

 

di fr. Andrea Oltolina, OSB







     Riportiamo un breve resoconto personale preparato da fr. Andrea riguardo alla partecipazione a questo importante evento da parte di una piccola delegazione del DIM Italia, formata da: sr. Maria Stancher (Monastero benedettino SS. Crocifisso e S. Maria di Citerna), sr. Mariangela Yator (Monastero benedettino S. Giuseppe di Assisi), fr. Andrea Oltolina (Monastero benedettino SS. Trinità di Dumenza), fr. Lorenzo Mauri (Monastero benedettino SS. Pietro e Paolo, Germagno), fr. Matteo Nicolini-Zani e fr. Giandomenico Placentino (Monastero di Bose).

 

E così, al termine delle due intensissime giornate, è stata ufficialmente attestata una partecipazione superiore alle diecimila persone, provenienti da oltre cinquanta nazioni del mondo. L'adesione di così tanti ha permesso la raccolta di una considerevole somma di denaro che verrà impiegata per una serie di iniziative coerenti con l'incontro.

Sto naturalmente parlando di quanto avvenuto il 27 e 28 giugno scorso al Mediolanum Forum di Assago (MI): durante queste due intense giornate sua santità Tenzin Ghiatzo, XIV Dalai Lama, ha commentato il testo della tradizione buddhista tibetana I tre aspetti principali del sentiero, composto da lama Tzong Khapa (1357-1419), ha presieduto alla cerimonia di iniziazione di Avalokitesvara e ha tenuto una conferenza pubblica conclusiva su "La felicità al di là delle religioni".

Insieme ad altri membri del gruppo italiano del DIM (Dialogo interreligioso monastico), ho avuto la fortuna di prendervi parte in modo ravvicinato, grazie anche all'intraprendenza del monaco di Pomaia Raffaello Longo, presidente dell'UBI (Unione buddhista italiana), amico e sostenitore del DIM. Costui ci ha infatti permesso di salire sul palco, nei pressi della sede del Dalai Lama, e anche di poter avere un accesso personale e riservato alla sua persona. Ma andiamo con ordine.

Sulla metropolitana che, alle 7.30 del mattino del 27 giugno, mi stava portando al capolinea della linea verde, non era infrequente, già a quell'ora, vedere monaci e monache con il tradizionale abito buddhista rosso e giallo ma anche tantissime persone con opuscoli, oggetti, capi d'abbigliamento che rimandavano in modo inequivocabile all'avvenimento che stava per iniziare. La fila per accedere ai posti prenotati era già lunghissima ma l'organizzazione - lo sarà per tutta la durata dell'incontro - perfetta. Al sangha, la comunità monastica, era stato riservato un settore degli spalti, e io mi sono ritrovato a fianco di Birgitta, monaca buddhista di origine tedesca ma in Italia da 15 anni, mentre anch'ella prendeva posto. Presentatomi come monaco benedettino cristiano, la simpatica "collega" mi ha subito sorpreso affermando: "Sto proprio leggendo in questi giorni la Regola di san Benedetto: un testo interessantissimo!". È vero, per preparami all'incontro, avevo letto Incontro con Gesù. Una lettura buddhista del Vangelo e Le religioni sono tutte sorelle, due testi del Dalai Lama che consiglio a chiunque volesse cominciare ad approcciare la tradizione buddhista insieme alla dimensione interreligiosa, ma Birgitta sembrava davvero molto preparata! Lentamente i posti sono stati occupati e la percezione di essere una minoranza, una goccia in un mare giallo-rosso mi ha messo in uno stato d'animo di ulteriore desiderio e attenzione.

Lo spazio era stato preparato in modo consono all'avvenimento: il retro del palco vedeva appese due immagini del Buddha mentre attorno ad un "seggio" centrale erano disposti una serie di cuscini su cui andavano prendendo posto - sedendosi nella classica posizione meditativa - numerosi monaci di indubbia origine asiatica. L'arrivo di sua santità è stato accolto da un calorosissimo e prolungato applauso da parte di tutti i presenti e dal classico inchino a mani giunte quale segno di riverenza. Dopo i saluti ufficiali da parte dell'Istituto di Studi di Buddismo Tibetano Ghe Pel Ling, organizzatore dell'avvenimento, il Dalai Lama ha preso posto sulla sua sede e, indossato un curioso copricapo con visiera per proteggersi dai fari illuminanti, ha iniziato il commento al testo buddhista sopra ricordato. Inframmezzando il tibetano con alcune espressioni in inglese, senza impiegar alcun appunto o testo di riferimento, sua santità ha fatto percepire a tutti la grande ricchezza e raffinatezza della tradizione filosofico-intellettuale buddhista. L'ottimo traduttore riusciva a rendere anche il tono vivace e incisivo del settantasettenne leader religioso, che talvolta alleggeriva il contenuto del suo intervento con qualche battuta scherzosa.

La pausa tra l'insegnamento mattutino e quello pomeridiano ha dato la possibilità di visitare gli stand allestiti nell'anello superiore del Forum dove era possibile acquistare libri e prodotti artigianali provenienti dal Tibet. Bellissimi gli abiti femminili indossati dalle numerose donne delle comunità tibetane, nepalesi e mongole. La ripresa pomeridiana è stata introdotta dal saluto del vicario generale della diocesi di Milano, mons. Mario Delpini, che a nome del cardinale Angelo Scola ha augurato piena riuscita all'evento, che tutti possano prendersi a cuore la situazione del Tibet e che le nostre comunità possano crescere nella stima e nella conoscenza reciproca. Al termine della giornata c'è stato modo di conoscere più da vicino, attorno a una bevanda refrigerante, qualche membro delle varie comunità monastiche buddhiste convenute, scoprendo la ricchezza e la pluralità di tradizioni che caratterizzano tale religione. Sono proprio questi contatti interpersonali che, spesso, danno modo di intuire più profondamente l'esperienza spirituale che ognuno di noi, in vario modo, cerca di seguire e realizzare.

Per la giornata successiva, tramite Raffaello, ci era stato assicurato un posto speciale sul palco - "democraticamente" allargato a tutti i monaci presenti - ma è stato soprattutto toccante, seppur breve, l'incontro ravvicinato con il Dalai Lama che ci è stato riservato appena prima dell'inizio della celebrazione mattutina. Il nostro gruppetto DIM ha "intercettato" il tragitto di sua santità e ha avuto modo di salutarlo personalmente. Matteo, con un felicissimo guizzo, è riuscito a dirgli che eravamo un gruppo di monache e monaci che si occupa di dialogo interreligioso e che volevamo metterci nella scia iniziata dal monaco trappista americano Thomas Merton, stimato amico del Dalai Lama. Gli occhi di sua santità si sono allora accesi di interesse e lui se n'è uscito naturalmente con un "It's wonderful!", "Magnifico!", che ci ha reso tutti felici. Abbiamo potuto stringergli la mano e, al termine della lunga celebrazione, siamo anche riusciti a scattare qualche fotografia insieme, che qui alleghiamo.

Nella conferenza pubblica pomeridiana il Dalai Lama ha tenuto un intervento in cui ha sottolineato che l'avvicinamento dei popoli che la tecnologia moderna delle telecomunicazioni ha prodotto deve essere accompagnato da un'accoglienza delle nostre diversità: mantenere le distanze e non pensare alle conseguenze globali dei nostri stili di vita può generare sofferenza, violenza e morte. Bisogna quindi pensare "in grande", educare i bambini fin dalla più tenera età a questi criteri e stili di vita, rispettare il diritto di tutti a essere felici. Tale criteri, ha concluso, non sono frutto di una fede religiosa specifica - sebbene tutte vengano rispettate - ma di un'etica secolare, del buon senso e quindi da tutti condivisibili. Ci vuole un'etica che ci tolga un po' di soldi ma ci doni più amici: "E io non sono mai infelice, perché ho tanti amici!".

L'incontro cui abbiamo preso parte ha certamente confermato la grande personalità di sua santità il Dalai Lama e l'intensità con cui porta avanti la sua missione in tutto il mondo. Da un punto di vista maggiormente personale, sono stato ulteriormente affascinato dalla profondità e ampiezza culturale della tradizione buddhista, stimolandomi ad una migliore conoscenza della via del Buddha. Per tutti è stata la conferma di un cammino ormai divenuto irreversibile che può arricchire la vita di tutti i credenti, e non solo, mediante il confronto, la stima reciproca e l'amicizia. Allora... buon cammino a tutti!

fr. Andrea Oltolina OSB  

 

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