"Si deve sempre rispetto alle religioni altrui.

Agendo in questo modo si esalta la propria religione e non si fa offesa alle altre"

Editto XII 
del re indiano Ash
oka 
(III secolo a.C.)


 

La saggezza della compassione

Insegnamenti del Dalai Lama


Livorno, 14-15 giugno 2014

Al meeting di due giorni svoltosi tra il 14 e 15 giugno al Modigliani Forum di Livorno con oltre ottomila partecipanti, in maggioranza buddhisti europei e tibetani, sul palco con il Dalai Lama era presente anche una delegazione interreligiosa del DIM, invitata a parteciparvi grazie al fraterno interessamento di Raffaello Longo, monaco di Pomaia.

Riportiamo qui un'eco della partecipazione all'evento di fr. Lorenzo Mauri del monastero benedettino di Germagno (VB), uno tra i monaci cristiani presenti.


Una giornata "calorosa" a Livorno con il Dalai Lama

 fr. Lorenzo Mauri, osb

Una giornata davvero calorosa!

E’ questa l’impressione che mi porto nel cuore, dopo aver vissuto un evento straordinario – come è stato il momento dell’incontro di due anni fa a Milano - con il Dalai Lama! Anche questa seconda volta sono stato coinvolto sullo stesso palco con il gruppo dei suoi discepoli e dei rappresentanti di altre tradizioni religiose, intorno a questa figura straordinaria di patriarca della saggezza della compassione.

Una giornata calorosa, perché faceva un caldo terribile: sembrava che tutto il calore si fosse dato appuntamento e si fosse concentrato a Livorno. Nel Modigliani Forum, comunque, il calore era aumentato nell’accogliere con uno scrosciante battimano l’ingresso di Sua Santità il Dalai Lama, il quale ci ha ringraziati elargendo un bel sorriso, e l’emozione ha fatto alzare il calore per la gioia di avergli potuto baciare la mano, e alla chiusura della giornata di sabato, insieme ad altri ho avuto il privilegio di essere fotografato con Sua Santità.

Una giornata calorosa per la gentilezza e la premura che il monaco Raffaello Longo ha profuso sia a me, sia a madre Mariangela, monaca benedettina, badessa del Monastero San Giuseppe di Assisi, quali rappresentanti del DIM, sia ai componenti delle altre tradizioni religiose, tra i quali ho potuto riconoscere volti ormai noti e familiari, e altri incontrati per la prima volta. Passava così in secondo piano il disagio per l’afa nella sala, dove invece prendevano corpo la gioia e la felicità di esserci ritrovati intorno a un testimone di verità.

Una giornata calorosa anche per la riflessione che ci ha proposto Sua Santità: “La saggezza della compassione”. Se questa fosse l’abito di ciascun individuo, di ciascun uomo e donna, favorirebbe il sorgere di una umanità capace di sperimentare solidarietà e apertura all’altro, creando così le condizioni non solo di desiderare, ma di raggiungere la felicità. Questo fine sarebbe anche possibile perché si fonda su una base comune, cioè per il fatto che siamo “umani”, dotati di intelligenza, di volontà, di cuore, con uno sguardo rivolto all’altro, riconoscendolo come parte della nostra stessa umanità. E pur partendo da differenti concezioni circa l’origine dell’uomo e del mondo , che accomuna le tre religioni Rivelate, non così il buddhismo, tuttavia questa riflessione mi ha dato l’idea che ogni religione possa mettersi su una via comune, donando la propria ricchezza spirituale, insieme alla sapienza “laicale”, per costruire un mondo più “felice”, più umano, e mi permetto di aggiungere, a misura d’uomo.

Una giornata calorosa anche per il momento conviviale, dove intorno ai tavolini non solo si è potuto gustare ciò che era stato preparato per il pranzo, ma gustare lo scambio di una parola davvero fraterna e di amicizia.

E non ultimo una giornata calorosa per i bellissimi simboli e colori della tradizione buddhista-tibetana che addobbavano il palco del Dalai Lama, donando a tutto l’insieme il senso di una vitalità, di una vivacità, di una bellezza che appagavano non solo gli occhi ma anche il nostro spirito.

 So che dire “grazie”, è poca cosa!



Faceva parte della delegazione anche il vicepresidente della CO.RE.IS. italiana e membro del DIM Italia, l’imam Yahya Pallavicini, che al termine dell’evento ha rilasciato un’intervista pubblicata nel Comunicato stampa della CO.RE.IS. del 16 giugno 2014 e che, con l’autorizzazione dell’autore, riprendiamo qui.

  

Il Dalai Lama, la Dimora Ultima e l’Unità dell’Essere

Intervista all’imam Yahya Pallavicini
 

Si è trattato dunque anche di un’occasione di dialogo interreligioso. Come si è svolto l’incontro?

“Sono rimasto anzitutto colpito dal modo in cui i monaci buddhisti salutano, nel momento in cui entra il Dalai Lama, la presenza di ‘Sua Santità’, che è poi proprio quella di Dio, come diremmo nelle religioni ‘teiste’. Un modo, questo, di riferirsi alle religioni monoteiste da parte del Dalai Lama, che durante la prima parte dell’incontro ha voluto evidenziare come il buddhismo abbia verso di esse la massima apertura e riconoscimento. Un aspetto che ci avvicina molto come sensibilità, in particolar modo nella prospettiva islamica ecumenica che cerchiamo di testimoniare come musulmani italiani ed europei”.


Ma oltre a un’occasione di dialogo l’incontro è stato anche un momento di insegnamenti del Dalai Lama. 

“Nella seconda parte della giornata, dopo il pranzo, il Dalai Lama ha ripreso in tibetano, non più in inglese, la lettura e il commento di uno dei testi più noti della tradizione buddista, la Lettera ad un amico di Arya Nagarjuna. Tra gli insegnamenti che mi hanno colpito, come musulmano, c’è stato il riferimento al principio metafisico dell’unità dell’Essere, nell’islam chiamato wahdat al-wujûd. Il Dalai Lama ha sottolineato come questo principio di ‘unità’ si manifesti anche nell’umanità stessa e poi in ogni uomo e donna come rappresentanti di questa unità. È solo nel momento in cui ci si dimentica di questa profonda unità della creazione e ci si concentra su se stessi come individui che nascono le opposizioni e le cattive azioni”.


Può sembrare poco scontato un accostamento tra due tradizioni così distanti come il buddhismo e l’islam. Esistono dunque delle affinità?

“Se come musulmani ci sentiamo più vicini, per una maggiore familiarità, alle religioni del ceppo abramico, dunque ebraismo e cristianesimo, non si può negare che ogni tradizione ortodossa manifesti una spiritualità e alcuni principi che trovano grande affinità, spesso coincidendo tra loro. Nel riportare di alcuni momenti che hanno cambiato la sua vita, il Dalai Lama ha narrato di quando ad un certo punto abbia iniziato a concentrarsi sempre più sulla Dimora ultima. Solo con questa prospettiva verso la trascendenza e il Fine ultimo ha così potuto realizzare un maggior distacco e abbandono dal mondo del ‘causa-effetto’, raggiungendo una vera conversione e illuminazione”.


Questo incontro con il Dalai Lama si colloca alla fine di un mese in cui la CO.RE.IS. ha incontrato a Gerusalemme le guide delle principali religioni mondiali – ebraismo, cristianesimo cattolico e ortodosso e islam – riportando in seguito questo spirito ecumenico anche a Milano con il recente incontro interreligioso nella moschea Al-Wahid.

“Ci auguriamo che dall’Oriente si sappia riportare in Occidente, anche in Italia dove viviamo, un senso di apertura ecumenica, sensibilità al sacro e responsabilità in questo mondo che i religiosi devono condividere, soprattutto fungendo da richiamo per le genti alla Verità, che come ha affermato anche il Dalai Lama rappresenta ‘l’unico potere che potrà vincere sempre’”.


 

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