"Si deve sempre rispetto alle religioni altrui.

Agendo in questo modo si esalta la propria religione e non si fa offesa alle altre"

Editto XII 
del re indiano Ash
oka 
(III secolo a.C.)

 
 
47a Riunione delle commissioni europee del DIM
  
Monastero trappista Notre Dame de l’Atlas, MIDELT (Marocco)
10-14 settembre 2018
                                                                                                           

20180912_112824La riunione annuale dei coordinatori delle commissioni nazionali del DIM/MID (Dialogue interreligieux monastique/Monastic interreligious dialogue) è stata ospitata quest’anno in Marocco, presso il monastero trappista di Notre Dame de l’Atlas, la comunità erede di Tibhirine in Algeria. Nel cuore del Marocco, a 1500 metri di altitudine sui monti dell’Atlas marocchino, questa comunità è composta da sette monaci di diversi paesi europei che proseguono in questa terra la presenza di “oranti in mezzo agli oranti” musulmani nello spirito di dialogo e di condivisione di vita iniziato a Tibhirine dalla comunità dei monaci martiri. Ritrovarci qui, quest’anno, è tanto più significativo in quanto, fra soli tre mesi, l’8 dicembre, si terrà a Orano (Algeria) la cerimonia di beatificazione dei diciannove martiri dell’Algeria, tra i quali i fratelli trappisti.

I coordinatori (o membri loro rappresentanti) partecipanti all’incontro quest’anno sono stati sette: Cosmas Hoffmann osb (Königmünster Abbey, Meschede, Germania), coordinatore della commissione austro-tedesca e coordinatore europeo; Oswin Gartside cr (Mirfield, Inghilterra), membro rappresentante il DIM Gran Bretagna e Irlanda; Matteo Nicolini-Zani (Comunità monastica di Bose), coordinatore della commissione italiana; Marie Pinlou osb (Urt-Belloc), coordinatrice della commissione francese; Gaëtane Seulen osb (Liège), coordinatrice della commissione belga di lingua francese; José Luis Navarro ocso (Midelt), coordinatore della commissione iberica, e Vera Maria Graça ocd (Carmelo di Porto, Carvalhosa, Portogallo), membro della medesima commissione iberica.

Il primo giorno di lavoro (martedì 11 settembre) è iniziato, la mattina, con un proficuo momento di scambio sulla situazione e le attività del DIM/MID nei differenti paesi d’Europa. Il coordinatore del gruppo italiano ha presentato tre elementi positivi vissuti nell’ultimo anno: l’adesione di nuove persone all’incontro annuale; le crescenti richieste di istituzioni accademiche che chiedono una testimonianza del DIM/MID riguardo l’esperienza spirituale del dialogo interreligioso; l’interazione del gruppo DIM con le realtà diocesane e in particolare con la realtà giovanile di esse.
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Il pomeriggio ci ha donato un intenso incontro con fr. Jean-Pierre Schumacher, 94 anni, uno dei tre scampati al martirio dei fratelli di Tibhirine nel 1996, l’ultimo ancora in vita. Bismillah, “In nome di Dio”: così comincia il suo racconto fr. Jean-Marie, con un volto giovane e lo spirito brillante e vivo… Ricorda gli eventi successivi alla morte dei fratelli di Tibhirine e la costituzione della nuova comunità in Marocco. Poi ricorda gli elementi essenziali della storia di Tibhirine: fondata nel 1937, la comunità scelse di restare in Algeria al momento dell’indipendenza, assumendo un volto nuovo insieme alla chiesa tutta, una chiesa segno della convivialità universale. Nel 1964 giunsero nuovi monaci da Aiguebelle e Timadeuc, che costituirono una comunità segnata da piccolezza, povertà e dialogo con l’islam. Nel 1976 ogni fratello fece voto di stabilità a Tibhirine. Nel 1984 venne eletto primo priore del nuovo priorato fr. Christian de Chergé. Riguardo alle relazioni del monastero, due sono state le dimensioni essenziali: le relazioni quotidiane e le relazioni di preghiera con i musulmani. La prima dimensione è stata vissuta attraverso la convivialità e l’amicizia, attraverso il lavoro insieme, il servizio medico esercitato da fr. Luc e l’accoglienza alla porta del monastero. Fr. Jean-Pierre condivide con noi molti episodi puntuali di incontri significativi con il mondo musulmano: “Potevamo essere segno della presenza del Signore Gesù a condizione di vivere in unione con lui…”. Ripete spesso: “È meraviglioso! Lo Spirito santo opera nel cuore dei credenti musulmani… E questo non è per nulla sincretismo!”. Dice che a Midelt in poco tempo le relazioni con la popolazione musulmana locale sono divenute intense, più che a Tibhirine, grazie sia all’apertura della gente del luogo sia al lavoro decennale di preparazione da parte delle suore francescane di Maria. Tra le altre cose, ricorda anche l’esperienza feconda della condivisione spirituale portata avanti dal gruppo Ribat as-salam in Algeria, in cui ad ogni incontro vi era una mezz’ora di silenzio orante e un momento di condivisione su un testo comune di riferimento. Il fine della convivenza e del dialogo islamo-cristiano – precisa con tono deciso fr. Jean-Pierre – è di prendersi per mano e condursi più in là nel rispettivo cammino spirituale, per approfondire la propria fedeltà rispettivamente a Dio e a Cristo.

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Il secondo giorno (mercoledì 12 ottobre), al mattino, abbiamo continuato il nostro confronto sulla situazione del dialogo interreligioso monastico nelle diverse aree europee, conclusosi con una passeggiata nel piccolo centro di Midelt. Nel pomeriggio abbiamo avuto uno stimolante confronto con p. Antoine Exelmans, vicario generale della diocesi di Rabat, in Marocco da due anni. Vede due sfide per la chiesa oggi, due sfide che richiedono una riflessione dinamica continua: il dialogo con l’islam e le migrazioni. È parroco a Oujda e direttore degli studi all’Istituto ecumenico di teologia Al Mowafaqa di Rabat, sostenuto dalla chiesa cattolica del Marocco (due diocesi e una prefettura apostolica) e la chiesa evangelica del Marocco. Principale fine di questo istituto è la formazione di pastori formati alla conoscenza della fede dell’altro e al dialogo interreligioso. Propone anche un corso di cinque mesi sul dialogo tra culture e religioni con un certificato di studi. Ritiene che tra cristiani e musulmani vi siano diversi cantieri di lavoro aperti: uno dei grandi cantieri della teologia cristiana nei paesi islamici è la riflessione sulla Trinità, per rispondere a una cultura religiosa, quella islamica, che la sente come triteismo; uno dei grandi cantieri della teologia musulmana, invece, è quello della predestinazione. La chiesa in Marocco, conclude in sintesi, è là per accogliere la presenza di Dio nella vita quotidiana della gente che vive in questo paese.

Il terzo giorno (giovedì 13 ottobre) è stato quasi integralmente dedicato alla visita dell’antica biblioteca Abu Salem, fondata nel 1055 dell’egira (XVII secolo) nella sede della confraternita sufi (zawiya) di sidi Hamza, nella regione di Errachidia, che raggiunse il suo apogeo con l’arrivo del teologo sufi Abu Salem El Ayachi. Essa conserva alcune centinaia di antichi manoscritti nel campo della scienza, della filosofia e della teologia. Abbiamo anche avuto la possibilità di rendere omaggio alle tombe-mausolei di alcuni importanti maestri sufi del Nord Africa presenti nel cimitero del sito. Di ritorno a Midelt, abbiamo avuto ancora un momento di condivisione e discussione sul presente e sul futuro del DIM/MID.

Per il 2019 l’incontro europeo DIM/MID è programmato a St. Willibrord’s Abbey, Paesi Bassi, nei giorni 23-27 settembre. Per il 2020 si è proposta per l’organizzazione del nostro incontro la commissione italiana (nelle date 14-18 settembre 2020).

Fr. Matteo Nicolini-Zani, monaco di Bose

 

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