Sinodo sull'evangelizzazione
1974
1974
In questo sinodo dedicato alla riflessione sull’evangelizzazione nel mondo contemporaneo, inizia a essere posto in primo piano non più solo il rapporto chiesa-mondo, come era nel Vaticano II (cioè il cerchio più esterno, per riferirci all'immagine di Paolo VI) ma anche quello appena precedente, cioè delle religioni. L’urgenza di apertura alle grandi tradizioni religiose mondiali viene fatta valere al sinodo soprattutto dai rappresentanti asiatici, i quali potevano contare su lavori precedentemente svolti dai vescovi asiatici, senza per questo disattendere l’assillo dei latino-americani sul problema della giustizia e della liberazione e quello degli africani sull’inculturazione.
Ci limitiamo qui solo al problema del dialogo, poiché, come è noto, il sinodo non giunse a elaborare un documento finale, ma solo una breve dichiarazione, nella quale si richiama la collaborazione con i cristiani non ancora in piena comunione, con le religioni non cristiane, con gli uomini di buona volontà (nrr. 10-11). In questa il dialogo viene descritto come segue: «Fiduciosi nell’azione dello Spirito santo, che si estende oltre i confini delle comunità cristiane, vogliamo portare avanti il dialogo con le altre religioni non cristiane, per riuscire a comprendere più profondamente la novità del vangelo e la pienezza della rivelazione cristiana, e potere mostrare loro più ampiamente la verità salvifica dell’amore di Dio che si adempie in Cristo» (nr. 11) [19].
Al riguardo ci sembra di dover condividere il giudizio di Jacques Dupuis: «Qui il dialogo interreligioso ha tutta l'aria di essere ridotto a un mezzo ausiliare per la proclamazione del vangelo; in sé non è un’espressione della missione evangelizzatrice della chiesa» [20], soprattutto se si confronta questo testo finale con lo schema di testo proposto per il documento finale, che poi non venne approvato in cui si affermava che: «Il dialogo interreligioso non deve essere considerato come estrinseco alla missione di evangelizzazione della chiesa. In sé è già espressione concreta della missione della chiesa» [21].
Sembra quindi giusto affermare che in generale in questo sinodo il termine “evangelizzazione” mantiene un significato indeterminato, sia nel testo preparatorio che nel sinodo stesso, come afferma Dhavamony [22]. Questo non permise di operare una sintesi fra dialogo e evangelizzazione, fra dialogo e missione [23]. Si resta più o meno nella situazione del Vaticano II: viene affermata sia l’urgenza del dialogo, che quella della missione, ma nei testi della discussione prevale la prospettiva del dialogo, nel testo conclusivo prevale la prospettiva della missione.
[19] Sinodo dei vescovi (1974), L’evangelizzazione nel mondo contemporaneo 11, in Enchiridion vaticanum V, EDB, Bologna 198212, nr. 621, p. 393.
[20] J. DUPUIS, “Dialogo interreligioso”, p. 1246.
[21] Ibid., p. 1245.
[22] M. DHAVAMONY, “Evangelizzazione e dialogo”, p. 1229.
[23] Cf. G. BUTTURINI, “Chiesa e religioni non cristiane”, p. 103.